Tappa da Colinas de arriba a Berducedo (Km 21). Una giornata così spettacolare non avrei potuto immaginarla neanche nei miei sogni più belli, ma oggi ho avuto i miei angeli custodi. Tappa massacrante ma meravigliosa! Ma andiamo con ordine…
La partenza
Stamattina alle 7:40 siamo usciti in gruppo io, Pamela, Fabio ed Hemerique, imboccando la strada in ripida salita che ci avrebbe portato sulla Ruta de los Hospitales. Poco dopo il primo regalo della giornata: il sorgere del sole mentre alcune valli erano coperte da nuvole basse. Un incanto!
In cammino …
Dopo 30 minuti di salita ci siamo immersi sulla Ruta e, poco dopo, siamo arrivati nel posto dove avevo deciso di lasciare una pietra per mia madre. Per lei, infatti, sto facendo un pellegrinaggio vicario.
I miei compagni di cammino mi hanno lasciato qualche minuto di raccoglimento, quindi abbiamo ripreso la marcia, via via sempre più dura ma con una vista meravigliosa.
Successivamente abbiamo cominciato ad incontrare gli Hospitales, rifugi creati negli anni per assistere i pellegrini nei loro viaggi.
Non ci siamo fatti mancare neanche la vista di mandrie di vacche al pascolo e di cavalli selvaggi che pascolano liberi.
A Puerto del Palo è cominciata una discesa massacrante che mi ha anche fatto terminare l’acqua. Un gruppo di pellegrini di Valencia mi ha dato un po’ di acqua che avevano in più e la sera in albergue gli ho offerto da bere.
A Lago mi è venuto incontro Fabio che mi portava una bottiglia di acqua. Quindi un po’ di riposo davanti la chiesa prima dell’ultimo tratto verso Berducedo.
L’arrivo …
Quando sono arrivato, stremato, ho trovato i pellegrini che mi avevano aiutato che, appena mi hanno visto, mi hanno riservato caloroso applauso.
Note della giornata …
La tappa più bella del cammino, dura ma indimenticabile. Il dislivello, positivo e negativo è stato importante ma oggi questo non conta, contano le emozioni provate.
Adesso porto il corpo a riposare, ma gli occhi ed il cuore sono rimasti lì dov’ero stamattina: lassù sopra le nuvole…
La tappa di oggi è servita come avvicinamento all’inizio della ruota stessa, e sono stati 21 km a tratti impegnativi ma belli.
La partenza
Anche oggi partenza in solitaria dopo una notte semi insonne, grazie (si fa per dire) ad un paio di pellegrini poco educati. L‘uscita da Tineo è stata su uno sterrato gradevole e coperto dalla solita bella vegetazione.
Oggi la nebbia mi ha dato tregua, diradandosi un po’ e lasciandomi vedere il panorama, almeno per un po’.
Dopo lo sterrato ha lasciato spazio a tratti con pietre sporgenti, anche di grandi dimensioni, che rendevano difficoltoso avanzare.
In cammino …
Qualche gruppo di pellegrini, fra i quali alcuni provenienti da Siviglia che raccoglievano plastica lasciata in giro da pellegrini poco rispettosi del bene comune.
La salita è proseguita fino a quota 900 m, dove ho incontrato Massimo, pellegrino di Logroño con evidenti problemi alle gambe. La forza d’animo che aveva era commovente…
Da lì è cominciata la discesa fra le nuvole che nascondevano, in parte, l’ambiente circostante.
Dopo un passaggio su strada, altra discesa fino ad un bivio che portava al monastero di Obona.
Io invece ho proseguito fino a raggiungere Campiello dove mi sono fermato per una sosta. Qui ho incontrato di nuovo Pamela, la pellegrina austriaca, con la quale ho proseguito prima fino a Borres incontrando poi il bivio per la Ruta de los hospitales.
Da lì altri 4 km e mezzo fra salute e discese con il sole che ha fatto vedere che esiste ancora…
L’arrivo …
L’albergue di Colinas de arriba è molto bello e nuovissimo, con camere pulite e bagni per ogni camera. È stata una buona decisione fermarsi qui.
Dopo la doccia, mentre aggiornavo il blog, un pellegrino francese di nome Wael con la passione per i ritratti, me ne ha fatto uno. Mi ha detto che ha esagerato un po’ con il naso, ma non è che abbia poi sbagliato di molto!
Note della giornata …
Le tappe “di trasferimento” non esistono nelle Asturie! Subidas y bajadas sono sempre presenti.
Adesso recupero le forze visto che domani mi aspetta la tappa “regina” di questo cammino: la Ruta de los hospitales
Tappa breve di trasferimento a Tineo. La mia inseparabile compagna di viaggio oggi è stata la nebbia, che mi ha oscurato la vista del paesaggio.
La partenza
L’esperienza della cena comunitaria e, stamattina, della colazione, è stata molto bella. Persone sconosciute che si ritrovano e parlano in maniera naturale di tante cose.
A cena Allison aveva chiesto a ciascuno di noi cosa rappresentasse il cammino. Mi è venuto spontaneo dire che “il cammino è la vita per come dovrebbe essere“.
Stamattina, dopo la colazione, ho preparato le mie cose e sono ripartito da quel luogo magico che è la casa di ciascun pellegrino.
L’abbraccio di Allison ed Alberto ha suggellato il distacco, sapendo che adesso anche io appartengo a quella casa. Una esperienza unica che consiglio a tutti di fare.
In cammino …
Sono uscito da Bodenaya sotto una fitta nebbia che lasciava pochi metri di visibilità. I sentieri alberati mi hanno accolto, quasi volessero dirmi “cammina tranquillo, vegliamo noi su di te“.
In effetti, gli unici momenti di preoccupazione sono stati quando ho dovuto attraversare la strada nazionale…
Alcuni incontri con altri pellegrini hanno caratterizzato il breve tratto di oggi, dove ho avuto modo di camminare solo con me stesso.
Purtroppo la nebbia mi ha quasi sempre nascosto il paesaggio circostante, lasciandomi ai miei saliscendi su stradelle a tratti fangose.
L’arrivo …
Dopo un breve tratto in discesa sono giunta, in tappa unica senza soste, a Tineo.
L’ultimo passaggio è stato davanti ad un monumento al pellegrino dove, sorridente, ho fatto una foto.
Note della giornata …
Tappa senza particolari difficoltà. Avrebbe dovuto essere totalmente oianay, ma ormai ho capito che il llano asturiano (piano asturiano) non esiste! Comunque nulla a che vedere con la salita di ieri.
Domani altra tappa corta per riprendere le forze prima di affrontare la tappa regina, la Ruta de los hospitales.
Sono felice. Nonostante la fatica per arrivare qui, posso dire che ne valeva la pena!
La partenza
Stamattina solita sveglia, barba e via sotto una fastidiosa pioggerellina. L’uscita da Cornellana regala la vista suggestiva del monastero (dove si dorme benissimo).
In cammino …
Ormai ho capito che in Asturias le salite non finiscono mai, anche quando sembra che lo siano!
Un bosco fantastico, solo reso scivoloso dalla pioggia che mi ha anche costretto a tenere alta l’attenzione soprattutto in discesa per non scivolare.
Quindi un tratto più o meno pianeggiante fino ad arrivare alla Fuente de Santiago dove ho preso altra acqua.
Quindi, 3 km prima di Salas, un bar-albergue fantastico dove abbiamo fatto colazione sotto una Panera che corrisponde agli Horreos in Galizia, ma molto più grande (una sorta di granai sospesi).
Quindi in marcia verso Salas dove ho pranzato con birra e tortilla.
Quindi la dura salita verso Bodenaya, caratterizzata da un bosco incantevole e da due rampe, dopo la cascata di Nonaya, veramente impegnative.
Quindi Porciles ed infine Bodenaya.
L’arrivo …
A Bodenaya l’albergue è adesso gestito da Allison ed Alberto che mi hanno accolto con calore, come da buona tradizione di questo luogo caratteristico del cammino primitivo.
La solita doccia ha rimesso tutto a posto.
Note della giornata …
La fatica per salire a Bodenaya è compensa ampiamente dall’accoglienza del luogo.
Il dislivello è importante ma, fatta eccezione per quelle due rampe, fattibile.
La tappa su potrebbe intitolare “assalto a El Fresnu” visto che è caratterizzata principalmente da questa prima impegnativa salita. E quando pensi che la saluta sia finita, ecco che ne arriva un’altra!
La partenza
Partenza alle 7:45 da Paladín e la prima parte è stata molto gradevole con un bel bosco dove, ad un certo punto, sembravano dovessero uscire fuori i folletti.
La vista del Rio Nora, ci ha accompagnato per un po’, fino a quando, dopo aver passato il ponte a Peñaflor, ci siamo immersi in un piano che ci ha portati fino a Grado, dove abbiamo fatto colazione.
Oggi, visto che Carlo aveva allungato il passo non fermandosi alla mia tappa, ho camminato con una pellegrina austriaca trapiantata in Spagna dove vive e lavora. Ottimo esercizio per parlare in spagnolo!
In cammino …
Dopo aver finito la colazione, siamo usciti da Grado per affrontare la salita fino a El Fresnu.
Neanche il tempo di uscire e ci si presenta davanti una prima salita tosta che ci ha fatto capire subito come sarebbe stata la giornata!
La salita fino a El Fresnu, seppur piacevole come panorama, ci ha fatto letteralmente sudare. Ogni volta che la salita sembrava essere finita, ecco che si presentava un altro pezzo!
Con molte pause e la lingua di fuori, abbiamo scollinato, fermandoci a mangiare un po’ di more che crescono numerose.
Quindi la discesa verso San Marcelo e quindi Doriga, dove abbiamo fatto un’altra sosta.
L’arrivo …
Dopo Doriga, un altro bel bosco prima di passare sotto l’autostrada. Altro bosco che però ha presentato qualche difficoltà, data la pioggia che aveva cominciato a scendere ed un sentiero ripido fatto da pietre affioranti. Suggerisco molta cautela nel fare la discesa…
Giunti a Cornellana, sebbene il monastero sembrasse chiuso, abbiamo trovato alloggio con 7€ e possibilità di lavare ed asciugare con una offerta.
La consueta doccia ha rimesso a posto tutto.
Note della giornata …
La prima vera salita del Camino Primitivo. La scelta di non forzare le tappe continua a sembrarmi la migliore anche se, ovviamente, ciascuno fa il suo cammino. Certo, Carlo si stava allenando per fare a settembre una gara su sei giorni con 50 km al giorno! Difficilmente avrei potuto tenere il suo passo…
Prima tappa di assaggio sul cammino primitivo. È una tappa che fa capire cosa sarà il cammino: una infinita serie di salite e discese!
La partenza
Dopo la sveglia, io e Carlo, un pellegrino di Torino che ho conosciuto ieri, siamo partiti, seguendo le conchiglie incastonate nei marciapiedi. Ieri la visita alla cattedrale, che consiglio a tutti.
Mi manca Isabella che, causa problemi al piede ed al ginocchio, non è con me. Magari il prossimo anno rifaremo un cammino insieme.
Subito dopo la partenza siamo passati accanto alla scritta “Oviedo” dove ho fatto una foto, quindi ci siamo diretti di buon passo verso San Lazaro de Paniceres.
Abbiamo quindi raggiunto la capilla del Carmen dove abbiamo messo un timbro, quindi abbiamo proseguito fino al Ponte de los gallegos dopo il quale ci siamo immersi in un bosco magnifico!
In cammino …
Poco prima di Venta del Escampleru, dove ho fatto una sosta, ho detto a Carlo di proseguire con il suo passo. A breve farà una gara con maratone da 50km al giorno! Non può certo andare con il mio passo!
Dopo Venta ho camminato un po’ con Reiner, tedesco in cammino da solo, anche se poi ho allungato po’ il passo.
Prima di Premoño ho passato un altro bellissimo bosco e visto il Rio Nora. Dopo Premoño sono (quasi) finiti i saliscendi ed ho attraversato un punto pianeggiante con allevamenti di bestiame.
L’arrivo …
L’arrivo a Paladin mi è sembrato quasi un miraggio. La prima giornata è sempre la più pesante, perché ti fa prendere il ritmo. Credo che la scelta di fare tappe corte fino alla Ruta de los hospitales sia stata saggia.
Staremo a vedere…
All’albergue ho regalato un po’ delle mani e frecce di Santiago che a mia volta avevo ricevuto.
In cambio ho ricevuto sorrisi. Ci vuole così poco per fare stare bene le persone…
Note della giornata …
Una tappa di assaggio con il camino primitivo. I saliscendi ti fanno prendere il ritmo per ciò che riserverà il cammino nelle tappe successive. Spero di resistere.
Completati i lavori a Capizzi (ME) per il sacello di San Giacomo e per la scala che consente l’abbraccio al Santo.
Capizzi ritorna ad essere méta di pellegrinaggio
Chi ha avuto modo di incontrare il popolo capitino conosce bene l’indomabilità del loro carattere, che rende onore al fatto che San Giacomo e San Giovanni fossero appellati Boanerghes (“figli del tuono” in aramaico).
Neanche la pandemia è stata in grado di fermare i propositi dei fedeli che hanno visto concludere, nelle passate settimane, i lavori per due opere di architettura religiosa moderna: il sacello di San Giacomo e la scala per poter fare il tradizionale abbraccio al santo al termine del pellegrinaggio.
Il sacello di San Giacomo
Il Progetto del Sacello di San Giacomo della Parrocchia dei Santi Nicolò e Giacomo ha inizio nel 2020 in periodo di piena pandemia, quando la città trovandosi in zona rossa decide di affidarsi totalmente al Protettore San Giacomo Maggiore. In memoria di questi due anni di emergenza erige un “Sacrario” in cui custodire le Sacre Reliquie dell’apostolo con le offerte della popolazione.
La progettazione
Al giovane Architetto Luciano Marino è affidato l’arduo compito della progettazione e della gestione delle manovalanze per dare alla comunità un’opera degna del Santuario di San Giacomo, meta di pellegrini da tutta la Sicilia.
L’architetto pensa ad un Sacello con una porta Santa sulla falsa riga della porta del paradiso del battistero fiorentino; essa sarà costituita da formelle che raccontino il legame tra la comunità e il protettore sfociando in immagini che rimarranno alla storia.
Per far ciò si appoggia ad uno dei carrettisti più famosi di Sicilia, Giuseppe Lanzafame, il quale riesce a creare l’impossibile con il legno, rispettando fedelmente i disegni del progettista.
Le sculture che coronano il Sacrario sono in legno di tiglio. Al centro lo stemma principale con i simboli del Santo, a destra e sinistra gli stemmi dell’arciprete Don Antonio Cipriano e del Vescovo di Patti, Sua Eccellenza Mons. Guglielmo Giombanco. Particolare da notare è che vicino allo stemma dell’arciprete si può scrutare un burattino di legno, firma del progettista stesso.
Gli stemmi sono legati da festoni floreali composti da il giglio di San Giacomo, ginestre (fiori locali diffusi a Capizzi nel periodo tra giugno e luglio, mese della festivitò del’apostolo) e melograni, simbolo del sacrificio e del martirio.
La porta è ornata da stelle ottagonali e conchiglie, per ricordare che li dietro sono custodite le spoglie mortali di “Santiago de Compostela” il pellegrino.
La realizzazione
Le otto formelle sono rispettivamente:
La consegna del vessillo Aragonese dall’autorità Civile all’Autorità religiosa
Il cappello di San Giacomo al Morente, antica tradizione Capitina
L’arrivo delle reliquie a Capizzi
Il rito dei “miracoli”, l’abbattimento del muro
L’allegoria dell’arcipretura capitina
San Giacomo che benedice i pellegrini verso Santiago e verso Capizzi
L’ostensione del Simulacro in Pandemia
La costruzione dello stesso sacello in presenza del progettista, il padre (ebanista del sacello) e l’arciprete.
Con pazienza, fede e devozione, i lavori procedono fino al loro completamento che restituisce ai fedeli ed ai turisti la chiesa abbellita da quest’opera d’arte religiosa moderna.
La scala
L’avvenuto gemellaggio con il cammino di Santiago e l’affiliazione con la cattedrale della capitale giacobea non potevano rimanere fatti isolati.
Il sacello viene, quindi, completato con una scala posteriore che possa consentire ai pellegrini di svolgere il tradizionale abbraccio al santo.
Il progetto della scala, realizzata con tecniche tradizionali, prevede alcuni elementi simbolici che ne arricchiscono la valenza religiosa ma, al tempo stesso, legata alla vita di questa perla dei Nebrodi.
La balaustra è realizzata in ferro battuto, come rose che si inerpicano verso il santo.
Le colonne che affiancano la scala, rappresentano Teodosio ed Attanasio, discepoli del santo.
Al di sopra dei due capitelli vengono poste le prime due pietre cadute dal muro dei miracoli il 26 luglio del 2022; queste due pietre, raccolte dall’arciprete Don Antonio Cipriano e da sua eccellenza Mons. Andrea Ripa, sono state collocate nel santuario in ricordo del nefasto periodo che ha colpito la comunità.
La scala che porta all’abbraccio con il santo. Ai lati le colonne che simboleggiano Teodoro ed Attanasio.
L’abbraccio al santo
L’abbraccio al santo è uno dei riti di fine cammino che i pellegrini effettuano sia a Santiago che a Capizzi.
Il pellegrino si rivolge al santo sussurrando “raccomandami a Dio, amico mio” completando così il suo percorso devozionale.
Aurea Jacopea, Duppiu piddirinu ed Indulgenza plenaria
Il pellegrino che giungerà lungo una delle vie di pellegrinaggio a Capizzi, riceverà l’Aurea Jacopea, l’equivalente della Compostela.
Inoltre, chi porterà con sé la credenziale di Santiago, attestando così di aver percorso entrambi i cammini, riceverà anche il Duppiu piddirinu (doppio pellegrino), un certificato scritto in siciliano ed in spagnolo, che attesta l’aver effettuato la doppia percorrenza.
L’Aurea Jacopea
Il “Duppiu piddirinu”
Infine, di recente il Santo Padre ha concesso l’indulgenza plenaria al Santuario di San Giacomo Maggiore in Capizzi, così come già avveniva nel medioevo.
Riferimenti
Maggiori informazioni possono essere chieste alla segreteria del santuario.
La manifestazione “Le Vie dei Tesori” è il più grande progetto siciliano di promozione culturale, gestito dall’omonima fondazione.
Nato nel 2006 a Palermo e progressivamente allargatosi nei principali centri siciliani, da quest’anno vede arricchire il proprio carnet di appuntamenti con la ricca dotazione della Città di Alcamo.
L’importante centro della provincia di Trapani, famoso per aver dato i natali a Cielo d’Alcamo autore del celeberrimo contrasto Rosa fresca aulentissima, porta in dote diverse perle del suo nutrito patrimonio culturale ed artistico e naturalistico.
Per chi, come noi, è appassionato di trekking, l’aver inserito nel programma anche una passeggiata sul Monte Bonifato costituiva una occasione da non perdere!
La Riserva Naturale Orientata del Monte Bonifato
Istituita nel 1984 e gestita dalla Provincia Regionale di Trapani, la riserva occupa la sommità del monte Bonifato dove si trovano i resti dell’antica Longuro che costituisce probabilmente il primo insediamento dell’attuale città di Alcamo che sorge oggi ai piedi del monte.
In epoca romana gli abitanti di Longuro cominciarono a popolare le falde del monte, nella città di Longarico; sotto la dominazione araba il centro divenne Al-qamah.
La riserva costituisce oggi un polmone verde estremamente importante per la città e, benché sia, purtroppo, spesso aggredita dagli incendi, mantiene il suo fascino per gli appassionati e non, offrendo anche una spettacolare vista a 360°.
A nord la vista sul golfo, ad est ed ovest una vista a cavallo fra le due province di Trapani e Palermo, ed a Sud, soprattutto nelle giornate di cielo limpido, lo sguardo può spaziare fino al mare di Selinunte coprendo così anche la vista sul Canale di Sicilia.
Uno splendido scorcio del golfo fra gli alberi
La passeggiata
La passeggiata ha inizio nel piazzale antistante La funtanazza (La fontana), il vecchio hotel ora sede di uffici del Libero Consorzio, per poi dirigersi sul retro dove si trovano i resti di una antica cisterna d’acqua che alimentava, insieme ad altre cisterne e ad una fitta rete di tubazioni, il centro abitato.
I resti imponenti della vecchia cisterna
Si prosegue quindi sul sentiero della Panoramica est per giungere, tramite un bel sentiero sterrato, alla zona panoramica che consente allo sguardo di spaziare sul golfo di Castellammare giungendo a vedere fino a Rocca Busambra, nel corleonese.
Continuando, sempre in salita, si giunge all’area archeologica dove è possibile vedere i resti dell’abitato e delle vecchie mura, prima di giungere ai piedi della salita che porta i fedeli alcamesi, verso il santuario mariano della Madonna dell’Alto, tradizionalmente percorsa l’otto settembre, ma oggetto di pellegrinaggio tutto l’anno.
Il tratto in salita consente di raggiungere, a quota 825 m s.l.m. il santuario ed il vecchio castello dei Ventimiglia, del quale rimane la torre maestra.
La torre maestra del castello dei Ventimiglia
La passeggiata, guidata oggi dalla guida dell’Archeoclub di Alcamo, la dott.ssa Antonella Stellino, si conclude con la discesa verso il luogo di partenza. La riserva ospita numerosi altri sentieri fra i quali il sentiero di San Nicola, il sentiero delle orchidee, ed il sentiero degli innamorati.
Il percorso della passeggiata
Il percorso è fruibile in autonomia tutto l’anno ma farlo con una guida esperta dei luoghi consente di conoscere la storia dei luoghi ed avere informazioni sulla flora e la fauna del luogo. Una esperienza da fare che potrà concludersi, in città, con l’inevitabile assaggio dei dolci tipici con la ricotta che vi consentiranno di recuperare rapidamente le energie!
Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – 7° tappa
Da Cerami a Capizzi
Tappa breve lungo il tradizionale percorso da Cerami a Capizzi percorso dai “Pellegrini jacobei di Cerami” il 24 luglio di ogni anno.
La partenza
L’inizio della giornata è caratterizzato dalla colazione presso la trattoria “Da Carmelina” che ci ha nuovamente ospitati per la notte. Una ospitalità di qualità a prezzi pellegrini che dimostra quanto ci tengano a dare il loro contributo per far decollare questo cammino di cui oggi concludiamo il cammino apripista per il percorso ad anello (ricordiamo che i cammini sono diversi e che saranno aperti nei prossimi mesi man mano che procederemo con la verifica delle tracce).
Terminata la colazione ci ritroviamo davanti la chiesetta di San Biagio dove i miei compagni di cammino stanno già chiacchierando con la signora Gina che ci augura buon cammino. Foto di rito e ci incamminiamo lungo la strada statale per il breve tratto fino al bivio con la trazzera.
La giornata si preannuncia calda ma, almeno fino ad ora, sopportabile anche per la presenza di un po’ di vento che lo rende più accettabile.
In cammino …
Dopo aver lasciato la strada statale, cominciamo quasi subito lo sterrato e comprendiamo perché la signora Gina ci abbia detto “Ficitivilla muru muru” (fatela lateralmente n.d.r.), visto che spesso lo sterrato presenta del brecciolino misto a sassi, farla lateralmente consente di procedere più agevolmente.
Foto di gruppo lungo l’ultima tappa
Proseguiamo lungo lo sterrato che a tratti presenta qualche punto un po’ più accentuato in termini di pendenza e, di tanto in tanto, incontriamo qualche roccia con i segnali dipinti dai “Pellegrini Jacobei di Cerami”, devoti che ogni anno, il 24 luglio, percorrono questo tratto fino a Capizzi per devozione verso il “Figlio del tuono”.
Segnali del cammino su una roccia, tracciati dai “Pellegrini Jacobei di Cerami”
Continuiamo nella nostra discesa verso il fondo della valle a passo spedito quando, quasi giunti in prossimità del ponte, veniamo praticamente sommersi da uno sciame di moscerini che, complici i colori sgargianti del nostro equipaggiamento, pensano bene di attaccarsi a tutto ciò che abbiamo.
Per fortuna Rosi ha portato uno spray contro i moscerini e, giunti al ponte, cospargiamo noi stessi e gli zaini allontanando questi fastidiosi insettini.
Dal ponte, chiuso al transito veicolare, scorgiamo sia Cerami che Capizzi, essendo posto proprio a metà strada, così come il sentiero che porta verso il santuario della Lavina (percorso generalmente da Capizzi verso Cerami).
Comincia la salita verso Capizzi
Dal ponte comincia il tratto asfaltato della vecchia strada provinciale che ci porterà in paese, che percorriamo senza alcuna difficoltà se non il caldo che adesso è diventato decisamente più intenso, e la cui intensità viene acuita dall’asfalto sul quale stiamo camminando.
Il nostro arrivo …
L’arrivo a Capizzi comincia subito bene perché mi chiama Vanessa Todaro per invitarci a passare da casa sua, proprio lungo il cammino, per offrirci qualcosa da bere. Un bel succo di melograno mette subito le cose a posto facendoci dimenticare il caldo e la fatica!
Passiamo quindi davanti la statua di San Giacomo dove facciamo una foto ricordo, prima di dirigerci verso il Santuario inerpicandoci fra scalinate e viuzze caratteristiche e dove veniamo accolti da un sorridente Don Antonio Cipriano, motore inesauribile delle attività giacobee a Capizzi.
L’arrivo a Capizzi
La struttura per i pellegrini
Ci dirigiamo quindi verso l’ex Collegio di Maria, una struttura che il Comune di Capizzi ha ristrutturato per destinarla ad accoglienza pellegrina e che, di fatto, stiamo inaugurando noi, grazie alle attenzioni che ci ha dedicato la prof.ssa Anna Laganga ed alla disponibilità del sindaco Leonardo Principato Trosso.
La struttura presenta un piano terra dove sarà organizzata l’accoglienza mentre ai piani superiori sono presenti delle stanze doppie con bagno in camera e dei dormitori, oltre ad un refettorio ed una cucina. Annessa alla struttura c’è anche la cappella.
L’ex collegio di Maria, accoglienza pellegrina a Capizzi
In giro per Capizzi
Dopo aver pranzato ed aver fatto un breve riposino preceduto da una doccia, ci siamo diretti verso il centro dove gli amici Seby Giaimi e Vanessa Todaro ci hanno fatto fare un giro turistico. Luoghi di assoluto interesse sono le tante chiese presenti in questa cittadina nebroidea, come la chiesa madre dedicata a San Nicolò, o la chiesa di Sant’Antonio da Padova ubicata in Piazza Miracoli dove avviene tradizionalmente il rito dell’abbattimento del muro il 26 luglio. Abbiamo inoltre visitato il museo di arte sacra, veramente bello e di interesse, posto accanto la chiesa madre dove abbiamo seguito la messa del pellegrino e dove ho ricevuto il primo “Duppiu piddirinu” emesso, cioé lo speciale certificato che attesta, in presenza della doppia credenziale, una timbrata a Santiago de Compostela e l’altra a Capizzi, lo status di pellegrino che ha percorso entrambi i cammini, ormai gemellati.
Dopo la messa ci siamo quindi diretti verso il santuario di San Giacomo dove abbiamo ricevuto tutti l’Aurea Jacopea, equivalente alla Compostela, che viene rilasciata indistintamente a quanti giungano in pellegrinaggio a Capizzi.
Foto di gruppo con l’Aurea Jacopea davanti il Sacello di San Giacomo. A sinistra il “Duppiu piddirinu”. A destra Don Antonio Cipriano timbra le credenziali.
Note della giornata …
Con questa tappa abbiamo concluso il cammino apripista del cammino ad anello attorno Capizzi, in attesa di poter aprire anche altre due tappe (da Cesarò alla Caserma Sambuchello e quindi a Capizzi) non appena saranno completati i lavori di ristrutturazione della caserma che sarà destinata a struttura di accoglienza.
Adesso si procederà con i segnali lungo il cammino e con la pubblicazione delle tracce e delle indicazioni sulle accoglienze disponibili, e per le quali vi invitiamo a far riferimento al sito https://www.uviaggiuisanjapucu.it/ (raggiungibile anche all’indirizzo https://camminodisangiacomo.it/ )
Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – 6° tappa
Da Troina a Borgo Giuliano, San Teodoro e Cesarò
Tappa impegnativa ma bellissima fra panorami suggestivi
La partenza
Partenza di buon mattino da Troina per affrontare questa tappa di media lunghezza ma impegnativa. Siamo partiti dalla parte alta, quella storica, scendendo per le sue ripide vie prima di immetterci su una strada dietro lo stadio in discesa verso il fiume Troina.
In cammino …
Dopo aver completato la discesa verso il fiume Troina, siamo arrivati allo storico Ponte Failla, di epoca normanna, che abbiamo attraversato per guadare il fiume.
Ponte Failla sul fiume Troina
Abbiamo quindi proseguito costeggiando il fiume Troina per diversi chilometri fino a giungere all’incrocio con la trazzera che ci avrebbe portati verso Borgo Giuliano, dove siamo arrivati dopo una salita mediamente impegnativa che ci ha regalato, una volta giunti in cima, la vista di questo borgo fantasma, attualmente in fase di recupero da parte del comune di San Teodoro, insieme alla vista sul monte Etna.
Dopo una breve sosta per riprenderci dalla fatica e per rifocillarci, abbiamo proseguito sempre su sterrato, in direzione San Teodoro.
Borgo Giuliano
Il nostro arrivo …
L’arrivo a San Teodoro ci ha consentito di rinfrescarci presso un bevaio coperto posto all’ingresso del paese prima di dirigerci verso il Municipio dove ci ha accolto l’assessore Tiziana Sangiorgio.
Successivamente, dopo aver pranzato con un buon gelato (necessario per il caldo che ci aveva accompagnato nell’ultimo tratto), ci siamo diretti verso la vicina Cesarò dove ci ha accolto l’assessore Maria Carra.
Con entrambe le amministrazioni, così come con le altre, si è registrato un clima di piacevole collaborazione che, siamo certi, porterà i suoi frutti con impatti positivi verso il territorio.
Note della giornata …
Il finale impegnativo non ci ha impedito di apprezzare la bellezza del paesaggio e le sue peculiarità. La vista del Ponte Failla, comparso all’improvviso ai nostri occhi con la sua imponenza, la bellezza del panorama dal sito di Borgo Giuliano e la tradizionale accoglienza calorosa ci hanno dato la conferma che questo cammino potrà dare i suoi frutti.