Fra pochi giorni si aprirà l’anno santo giacobeo. Vediamo le principali celebrazioni previste a Santiago ed in Italia.
Santiago de Compostela
L’anno santo giacobeo, o compostellano, comincerà ufficialmente nel pomeriggio del 31 dicembre 2020 quando l’arcivescovo della cattedrale di Santiago de Compostela aprirà la porta santa che si affaccia su Praza das praterias.
Le celebrazioni cominceranno alle 16:15 con una breve processione che andrà da Praza da quintana fino a Praza das praterias, quindi l’arcivescovo darà tre tocchi sul portone con uno speciale martelletto in argento.
La porta verrà quindi aperta e ci sarà la celebrazione eucaristica che culminerà con la cerimonia del Botafumeiro.
La diretta dell’apertura della porta santa può essere seguita qui sotto a partire dalle 16:15 circa di giorno 31.
Capizzi (ME)
Capizzi, conosciuta come la “Santiago di Sicilia” per la presenza del Santuario méta di pellegrinaggi sin dal medioevo, celebrerà l’apertura dell’anno santo giacobeo (e la prosecuzione, per autorizzazione papale, dell’anno santo mariano) il giorno 30 con la traslazione delle reliquie.
Quest’anno, infatti, il Santuario di Capizzi ha ricevuto una nuova reliquia di San Giacomo con un nuovo braccio reliquiario. La reliquia si aggiunge a quella storica qui conservata dal 1426.
Sarà un anno ricco di eventi, dal momento che sarà inaugurato il nuovo sacello ligneo posto dietro l’altare maggiore al di sopra del quale si trova la statua di San Giacomo A.M. sul trono.
La visione del nuovo sacello sarà anche il giusto premio per i pellegrini che percorreranno il cammino “U viaggiu i San Japucu“, il primo di una rete di cammini in Sicilia che collegheranno i luoghi della devozione giacobea siciliani avendo come punto di arrivo il Santuario di Capizzi.
Ai pellegrini che vorranno affrontare questo pellegrinaggio e che hanno già percorso il cammino di Santiago, ricordiamo di portare con sé la credenziale utilizzata a Santiago come dimostrazione del pellegrinaggio già fatto in Spagna e di richiedere, con le modalità che saranno comunicate successivamente, la credenziale del cammino di Capizzi.
Mostrando entrambe le credenziali timbrate riceveranno all’arrivo una gradita sorpresa che si aggiungerà all’Aurea Jacopea, una sorta di compostela che già oggi viene rilasciata ai pellegrini che si recano a Capizzi.
A causa delle restrizioni per il Covid-19 la celebrazione dell’apertura della porta santa di Capizzi sarà celebrata senza la presenza di persone ma verrà trasmessa in diretta sulla pagina facebook della parrocchia dei Santi Nicolò e Giacomo di Capizzi.
Vi invitiamo quindi ad iscrivervi alla pagina della parrocchia ed al gruppo del nuovo cammino. C’è anche la pagina dell’evento facebook creato appositamente con inizio alle ore 17 di giorno 30. Sotto il programma completo per i giorni 30 e 31.
Pistoia
A Pistoia, per la prima volta e su autorizzazione del Vaticano, l’anno santo comincerà il 9 gennaio del 2021 e, pur con le limitazioni dovute all’attuale situazione di pandemia, la città toscana cercherà di celebrare l’avvenimento nel modo migliore possibile.
Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – Giorno 4
22/9/2020 – Da Nicosia a Troina
Dalla patria di San Felice alla prima capitale normanna di Sicilia, Troina.
La partenza
Il convento di San Felice ci ha consentito di riprendere le forze abbastanza bene, dormendo nel totale silenzio e comodamente. Le stanze le giudicherei da hotel a 3 stelle, e sicuramente per un pellegrino vanno ben oltre lo “standard” ma ogni tanto ci vuole anche questo. Con Salvatore Russelli, che percorre la “Palermo-Messina per le montagne”, riusciamo finalmente a partire presto, ed alle 7 del mattino siamo già fuori dal cancello ed andiamo a fare colazione.
Ci incamminiamo quindi per le strade di Nicosia con un percorso tortuoso che ci fa prima salire e poi scendere. Mi riprometto di verificare nuovamente l’uscita per renderla più semplice e, prima di uscire definitivamente dal paese, ci fermiamo per far si che Salvatore possa acquistare il suo pranzo al sacco, mentre io ho già deciso di continuare a pranzare con frutta secca e frutta fresca, lasciando alla cena il compito di farmi riempire.
Ci si rimette in cammino
In cammino …
Idealmente questa tappa è divisa in due: un primo tratto che ci porterà fino al Ponte di Cicerone ed una seconda parte che risale fino a Troina.
Uscendo dal paese incontriamo due giovani donne che facevano un piccolo tratto di cammino e con le quali ci fermiamo a chiacchierare qualche minuto. Avevano già sentito parlare del cammino apripista de “U viaggiu i San Japucu” e non vedono l’ora di poterlo percorrere anche loro.
Gli dico che ci vorrà ancora qualche mese, quindi ci congediamo e continuiamo la nostra tappa.
Data la partenza fatta di buon mattino riusciamo a beneficiare di un po’ di fresco e l’andatura si fa più rapida del solito. Nonostante i saliscendi stiamo andando a quasi 4 Km/h.
Ad un certo punto, costeggiamo un pascolo, ci fermiamo a parlare con il sig. “Turiddu”, che seguiva le sue mucche e che aiutiamo a chiudere il cancelletto del recinto.
Ovviamente si chiede anche lui chi ce lo faccia fare di camminare e ci ricorda che lui ha camminato tanto, e non certo per svago bensì per seguire le sue mandrie.
Il suo racconto è un misto di rimpianto, per non aver studiato abbastanza, di rassegnazione, per l’età, ma percepisco anche una serenità che deriva dal vivere comunque sereno ed all’aria aperta, cosa che noi, sempre presi dal nostro quotidiano, spesso non riusciamo ad apprezzare.
Prima parte del cammino
Dritti al Ponte di Cicerone
Il caldo comincia, ospite non invitato, a fare capolino e rende gli ultimi Km che mancano al Ponte di Cicerone decisamente più pesanti. Poco prima di arrivare al ponte, passiamo accanto ai campi di un signore che stava abbeverando i cavalli e senza farselo ripetere due volte, ci offre la sua acqua (tranquilli, era potabile!) che utilizziamo abbondantemente sia per bere che per bagnarci testa ed arti.
Ormai il ponte è vicino e poco dopo lo passiamo a piedi, fermandoci sotto un albero per fare una bella sosta ristoratrice.
Il Ponte di Cicerone
Si riparte verso Troina
Dopo la sosta, e sotto un sole cocente, ci rimettiamo in marcia. Mi accorgo subito che sto per pagare l’andatura sostenuta tenuta fino a quel momento ed il colpo di grazia arriva dopo aver attraversato i due guadi; ci aspetta infatti una salita spezzagambe che ci fa recuperare circa 150 metri di elevazione in circa 500 metri di percorso. Proseguiamo la salita, leggermente meno ripida, ma sempre sotto un sole sempre più forte e nessun posto dove trovare riparo.
Ad un certo punto si materializza un parco solare sulla nostra destra che noi oltrepassiamo, per arrivare su una provinciale e quindi immetterci nuovamente su una trazzera che segue il dorso della collina e che porterà fino a Troina, anche se accuso un riacutizzarsi di una tendinite (ed un calo di forze per il caldo) e sono costretto a trovare un passaggio per gli ultimi Km che ci separano da Troina.
A Troina l’accoglienza è di quelle che scaldano il cuore. Salvatore Pagana e Massimiliano Ragusa, della locale Pro Loco, mi portano presso una casa del pellegrino gestita da una associazione locale “Bivio al quadrato”.
Qui mi fanno anche trovare una deliziosa torta di mele per la colazione del giorno dopo.
Dopo una doccia che mi restituisce una visione decisamente migliore circa il mio status di pellegrino, metto a lavare i panni e sistemo le cose. L’appuntamento sarà per le 18 circa per visitare Troina, la prima capitale normanna della Sicilia.
Arrivo a Troina
In giro per Troina
Accompagnati dai nostri amici, cominciamo a visitare Troina che mi colpisce da subito per le tante opere di restauro avviate dall’amministrazione guidata dal sindaco Fabio Venezia. Mi raccontano che Troina ha letteralmente cambiato volto negli ultimi sette anni e non faccio fatica a crederlo.
Nel frattempo Massimiliano Ragusa continua a parlarci della storia di Troina e resto incredulo nel sentirlo snocciolare date, nomi ed avvenimenti senza il minimo tentennamento, tipico di chi ama visceralmente il posto dove abita e sente l’orgoglio di poterlo mostrare al fortunato visitatore.
La serata si conclude presso il ristorante “La Ferla” dove siamo ospiti dell’amministrazione. Il Sindaco, che incontrerò il mattino seguente, si sincera telefonicamente che stia andando tutto bene e non potrebbe essere altrimenti: ottima compagnia e cibo gustoso.
Uno dei pezzi forti della cena sarà la celeberrima “mortadella di asino” prodotta da una azienda avviata dal comune utilizzando i circa 4000 ettari di terra di sua proprietà all’interno dei parco dei Nebrodi.
Fra l’altro queste terre sono state recuperate a beneficio della collettività, sottraendole a chi le utilizzava a costi irrisori, ed è uno dei motivi per cui il sindaco è attualmente sotto scorta.
Chi fosse interessato a saperne di più su questa storia può visitare la pagina Facebook dell’azienda.
Tagliere di formaggi e salumi locali
L’incontro con il sindaco Fabio Venezia
L’indomani mattina, nonostante i numerosi impegni, il sindaco mi riceve nel suo studio. Parliamo de “U viaggiu i San Japucu” e di come i cammini possano contribuire nel riportare persone in questi meravigliosi borghi carichi di storia e di tradizioni.
Ne approfitto per ricordargli che uno dei punti fermi di questo cammino sarà la sosta, prima di giungere a Capizzi, all’interno del parco dei Nebrodi presso la “Caserma Sambuchello” della quale sono appena cominciati i lavori di ripristino. In maniera molto lungimirante, e prima ancora di sapere di questo cammino, il comune aveva già puntato su questo rifugio per farlo diventare un luogo di sosta per amanti della natura e pellegrini. Mi fa vedere i render del progetto, che terminerà nel 2022, e resto senza parole.
Per i pellegrini sarà veramente un’oasi di pace e serenità. Mi dice anche che prima dell’estate del 2021 sarà completato anche il restauro di un altro rifugio che potremo utilizzare in attesa (o in aggiunta) alla Caserma Sambuchello, quindi, prima di congedarmi, mi sigla la credenziale e facciamo una foto ricordo.
A Troina
Fine della prima parte del cammino apripista
Decido di interrompere il cammino apripista per poter raccogliere le prime indicazioni e rivedere qualcosa. Il percorso diretto verso Troina lo lasceremo come alternativa ma probabilmente per il pellegrino medio risulterà una tappa molto impegnativa e quindi il percorso classico lo devieremo al Ponte di Cicerone verso Cerami per poi aggiungere la tappa Cerami-Troina.
Ciò consentirà anche di avere sicuramente più tempo per visitare i luoghi attraversati, cosa che lascerà sicuramente al pellegrino la voglia di ritornare anche da turista.
A breve riprenderemo la verifica delle tappe rimaste con in mente l’obiettivo di aprire il cammino nella primavera del 2021, in concomitanza con l’anno santo Compostellano.
“U viaggiu i San Japucu” adesso è un po’ più vicino. Alle prossime tappe!
Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – Giorno 3
21/9/2020 – Da contrada Sugherita a Sperlinga e Nicosia
Prima tappa in solitaria con passaggio dalla città scavata nella roccia (Sperlinga) ed arrivo al convento di San Felice a Nicosia.
La partenza
Al mattino, dopo una notte tranquilla in aperta campagna, ho approfittato del primo sole per completare di asciugare il bucato che avevo fatto a mano. Poi ho fatto quattro chiacchiere con il proprietario anche per ricordare che sia questo cammino che il cammino di San Felice (che si svolge da Mistretta a Nicosia) sono una occasione anche di sviluppo turistico. Quindi, dopo un caffé, mi ha accompagnato all’imbocco della trazzera che mi avrebbe portato a Sperlinga. Torneremo per mappare il sentiero che porta alla SS117 in sicurezza, in modo da evitare ai pellegrini alcuni Km di strada pericolosa per i pedoni e poterli così portare alla trazzera in sicurezza.
Ci si rimette in cammino
In cammino …
Mi sono quindi incamminato lungo la trazzera con la sola compagnia del rumore dei miei passi.
La strada, lievemente in discesa, non presentava alcuna difficoltà e ad un certo punto ho costeggiato un serbatoio artificiale di raccolta acque per uso irriguo.
Un veloce scambio di saluti con un signore che presumibilmente lavorava lì ed ho continuato a scendere verso il torrente Fiumetto dove sono giunto abbastanza rapidamente.
Purtroppo le indicazioni avute circa la presenza di ponti per il passaggio si è rivelata errata.
I primi due guadi li ho passati agevolmente restando in equilibrio sulle pietre ed aiutandomi con bastone e bacchetta ma, giunto al terzo guado, mi sono dovuto fermare in quanto non praticabile.
Il bastone di legno che avevo affondava nel fango per almeno 40 cm e la consistenza del fango, saggiata con lo scarpone, era tale da non consentire il passaggio a piedi senza restare intrappolato.
Il titolare del vicino birrificio “24 Baroni”, Antonio Cosentino, mi ha dato un passaggio a bordo del trattore facendomi passare sia il terzo che il quarto guado.
Ovviamente abbiamo già studiato il percorso alternativo che sarà verificato e poi segnalato in modo da consentire ai pellegrini di evitare questi guadi.
Se qualcuno poteva nutrire dei dubbi sull’utilità di un cammino apripista è stato smentito, essendo questa una attività indispensabile per garantire una percorribilità dei cammini che “sono fatti dai camminatori” prima ancora che essere fatti “a tavolino”.
Passato questo intoppo, ho cominciato la salita verso Sperlinga dove sono stato accolto dall’Assessore Castiglia alle porte della cittadina e da lì mi ha portato al castello dove, data l’ora, ho deciso di concedermi per pranzo una bella granita al limone con briosche. Dato il caldo era decisamente l’ideale!
Verso Sperlinga
Da Sperlinga a Nicosia
Dopo il breve ma gradito pranzo, sono andato in chiesa a vedere la statua di Santa Liberata ed a timbrare la credenziale ma Sperlinga meriterà successivamente una visita più accurata rispetto al fugace passaggio fatto. Non per niente rientra fra i borghi più belli d’Italia!
Ho sostato un altro po’ su una panchina prima di rimettermi in marcia verso Nicosia. I pochi chilometri che separano Sperlinga da Nicosia li ho percorsi abbastanza rapidamente, rallentando solo nella parte finale lungo la salita, ed arrivando alle 17:30 presso il Convento di San Felice dove passerò la notte.
Gli alloggi erano decisamente comodi ed ho trovato un solo pellegrino, Salvatore Russelli, che percorreva la “Palermo-Messina per le montagne”. Dopo una salutare doccia fredda che è servita a farmi scordare il caldo della giornata, ho seguito la messa e successivamente ho incontrato l’assessore Castello intrattenendoci con frate Salvatore all’interno della chiesa.
Quindi, d’accordo con l’altro pellegrino, Salvatore, siamo andati a cena insieme. Le cene fra pellegrini sono sempre molto gradite e consentono di approfondire la reciproca conoscenza con i propri racconti.
Poiché formalmente anche lui stava percorrendo un tratto del cammino apripista, in particolare attraversando Sperlinga, Nicosia, Troina e Cesarò, ho pensato bene di regalargli una credenziale del cammino ed una patch. Magari l’anno prossimo verrà a completare il cammino fino a Capizzi!
Da Sperlinga a Nicosia
Note della giornata …
L’unico imprevisto di oggi è stato il guado del torrente Fiumetto, che risolveremo con un bypass che consentirà anche un arrivo più agevole a Sperlinga. Siamo quasi a metà percorso, oggi fatto senza fermarci a Sperlinga. Tuttavia nell’edizione finale del cammino metteremo come tappa a sé stante la Sperlinga-Nicosia, a dispetto della breve distanza e questo per dare ai pellegrini la possibilità di visitare bene i luoghi attraversati, senza l’affanno di dover ripartire subito e, credetemi, vale la pena di prendersela comoda quando si visitano questi luoghi…
Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – Giorno 2
20/9/2020 – Da Mistretta a contrada Sugherita
Seconda tappa panoramica con vista che poteva spaziare dal mare all’Etna e passaggio bellissimo all’interno della Riserva Sambughetti-Campanito.
La partenza
Al mattino, accompagnati dal nostro angelo custode Domenico Dolce, presidente del comitato festeggiamenti per San Sebastiano, e da Don Michele Giordano, abbiamo visitato sia la chiesa madre che la chiesa di San Sebastiano, dove ci hanno anche fatto vedere i meccanismi utilizzati per sollevare il fercolo durante la processione. Quindi abbiamo salutato l’amico Maurizio Bombace che avrebbe fatto rientro a casa e, dopo aver comprato le provviste, ci siamo messi in marcia.
Chiesa madre, San Sebastiano e SS. Salvatore
In cammino …
L’uscita da Mistretta ci ha fatto guadagnare quota rapidamente, ma senza grossi strappi, per raggiungere uno sterrato che correva lungo la cresta della montagna. Lungo il percorso le pale eoliche, giganti buoni, sonnecchiavano in attesa di qualche alito di vento. La vista era spettacolare, nonostante un po’ di foschia sul mare ci negasse la vista sulle isole Eolie.
Verso ovest si cominciava a vedere il piccolo borgo di Castel di Lucio, mentre ad est il manto verde dei boschi attraversati il giorno prima ci offriva uno spettacolo impagabile. Più in là l’Etna continuava a vigilare sui nostri passi.
La scelta di passare su questo tratto era stata decisamente azzeccata ed offrirà ai pellegrini un ricordo indelebile.
Panorama dall’alto del cammino
Fra lievi ondulazioni del terreno abbiamo completato tutto il percorso giungendo infine ad un tratto con una leggera discesa che ci avrebbe portato verso la SS117. Raggiunta la strada, ne abbiamo percorso un breve tratto prima di imboccare una stradella laterale ed entrare in un boschetto che ci offriva almeno un po’ di riparo dal sole e dal caldo.
Quindi, dopo un paio di Km, abbiamo nuovamente raggiunto la SS117 che questa volta abbiamo dovuto percorrere per alcuni Km. Unica consolazione i frequenti rovi di more che abbiamo subito battezzato come “i frutti del pellegrino” e che ci hanno dato energia per meglio sopportare questo tratto asfaltato.
Dopo aver raggiunto la “Sella del Contrasto” (fra l’altro incrociando il sentiero Italia) abbiamo fatto un breve tratto in discesa giungendo così all’ingresso della Riserva “Sambughetti-Campanito” dove ci siamo fermati per mangiare qualcosa.
Sella del Contrasto lungo la SS117
La Riserva Sambughetti-Campanito
Dopo aver consumato il nostro pasto, abbiamo cominciato il percorso all’interno della Riserva. Fra l’altro il personale del parco, al quale avevamo inviato il percorso che avremmo seguito, ci aveva segnalato i punti cruciali ad ulteriore conferma.
La riserva prende il nome dalle cime Sambughetti e dai laghetti Campanito e consente di passare fra tratti scoperti e tratti alberati, godendo di pace e tranquillità.
Abbiamo incontrato una coppia di inglesi, con i quali abbiamo scambiato due chiacchiere e, una volta giunti ai laghetti, anche una famiglia.
Il percorso era ben tenuto ma si raccomanda di tenere gli occhi aperti in quanto è facile incontrare delle vipere. Nulla di preoccupante. Basta lasciare loro lo spazio per fuggire (non hanno alcun interesse verso di noi se non per difendersi) e rispettare l’habitat nel quale noi siamo ospiti. La cosa strana è stata non aver visto suini neri (anche loro innocui) ma tant’è!
Dopo aver passato i laghetti abbiamo incontrato una sorgente d’acqua, proprio in prossimità di un’area di sosta presente proprio in corrispondenza delle due zone d’acqua.
Dopo esserci rinfrescati per bene abbiamo ripreso il sentiero per scendere, passando anche alcuni cancelletti di contenimento per gli animali, avendo avuto cura di richiuderli dopo il nostro passaggio. Qui si è verificato l’incontro con la piccola vipera che ho notato lungo il sentiero. Era spaventata ed in posizione di attacco (a scopo difensivo) ma è stato sufficiente arretrare di un paio di passi per far sì che si tranquillizzasse rifugiandosi all’interno dei rovi sul ciglio del sentiero.
Riserva Sambughetti-Campanito
Il nostro arrivo …
Usciti dalla riserva ci siamo diretti verso contrada Sugherita, dove ci hanno accompagnato in auto verso la struttura “Turismo Rurale La Sugherita”. Successivamente il proprietario ci ha indicato il percorso da seguire per raggiungere la struttura attraverso il boschetto lì presente e che avremo cura di mappare per i pellegrini.
Nicchia dedicata a San Giacomo all’interno della struttura “La Sugherita”
Note della giornata …
Tappa panoramica e tutto sommato facile. La scelta di seguire un percorso sotto le pale eoliche rende gradevole il cammino e, nelle giornate in assenza di foschia, regalerà ai pellegrini anche la vista sulle isole Eolie.
La Riserva Sambughetti-Campanito ha fatto il resto, cancellando di colpo i pochi Km di asfalto necessari per raggiungerne l’ingresso.
Prima tappa “muscolare” ma bellissima fra tradizione, panorami mozzafiato e boschi degni delle migliori favole. L’accoglienza a Mistretta ha concluso degnamente la giornata
La partenza
Ci siamo ritrovati alle 8 del mattino presso il Santuario di San Giacomo a Capizzi. Qui Don Antonio Cipriano, arciprete del Santuario, ha effettuato, non senza un po’ di emozione, il timbro delle credenziali che dal prossimo anno ci auguriamo possa diventare un gesto abituale. Successivamente ha officiato, insieme a Don Gaetano Vicario (responsabile dell’ufficio pellegrinaggi della Diocesi di Patti), una breve cerimonia per la benedizione dei pellegrini in partenza.
Timbro sulle credenziali e benedizione dei pellegrini
In cammino …
Ci siamo quindi messi in cammino percorrendo lasciando il Santuario e percorrendo via Roma diretti lungo la SP168. Dopo aver passato le “Tre croci” alle porte del paese ci siamo diretti verso la statua di “Santiago matamoros” che accoglie chi arriva a Capizzi. Ci stava una sosta lì per salutare San Giacomo, quindi siamo tornati indietro di poche decine di metri per imboccare la trazzera che ci avrebbe portato verso contrada Terrazza e da qui verso l’edicola di Sant’Antonio, méta di pellegrinaggio da parte dei Capitini.
Qualche incontro con le mucche e siamo sbucati lungo la cresta della montagna continuando a salire. Da lì potevamo cominciare a vedere Capizzi dall’alto e, in lontananza, anche l’Etna che, sornione, osservava il nostro incedere senza curarsi molto di noi.
Primi passi lungo il cammino…
Ad un certo punto abbiamo incontrato una strana opera, della quale onestamente devo ancora trovare autore e significato, realizzata in acciaio e qui abbiamo imboccato un sentiero, sempre in salita, per iniziare l’ultimo tratto che ci avrebbe portato all’edicola votiva.
Giunti in cima, e dopo una breve sosta, abbiamo cominciato la discesa approfittandone anche per realizzare qualche ripresa con il drone (per il quale avevamo apposita autorizzazione da parte dell’Ente Parco dei Nebrodi); quindi ci siamo diretti verso il bosco che avremmo dovuto attraversare per raggiungere ed imboccare la Dorsale dei Nebrodi.
Confesso che non ero preparato alla bellezza del luogo che stavamo attraversando che ci ha lasciato senza fiato. Mancava solo che uscissero i folletti. Gli alberi creavano una sorta di cupola sopra di noi che ci avvolgeva in un delicato abbraccio quasi a volerci trattenere lì. Una meraviglia!
Ci inoltriamo nel bosco diretti verso la Dorsale dei Nebrodi…
Qualche difficoltà…
Purtroppo, ma questo fa parte delle attività di un cammino apripista, abbiamo trovato l’ultimo tratto particolarmente scosceso e poco sicuro per i pellegrini, e quindi stiamo già elaborando un altro passaggio, subito dopo l’edicola di Sant’Antonio, che consentirà di raggiungere la Dorsale dei Nebrodi in maniera più agevole e, soprattutto, più sicura ed altrettanto bella.
La sicurezza dei pellegrini infatti deve sempre essere messa al primo posto, quindi potete stare certi che appena il cammino sarà ufficialmente aperto, questo potrà essere percorso da tutti e comunque sapendo bene quali tappe saranno impegnative.
Comunque dopo il tratto in discesa, abbiamo finalmente raggiunto la Dorsale dei Nebrodi, che in quel tratto coincide con il Sentiero Italia, ed abbiamo cominciato a percorrerlo in direzione del lago Urio Quattrocchi.
Un paio di passaggi su pozze con un po’ di fango, una delle quali accanto a delle “sabbie mobili” opportunamente recintate, e giungiamo in prossimità del lago dove però, per mancanza di tempo, non siamo andati, preferendo dirigerci verso Mistretta.
Ad un certo punto abbiamo fatto una sosta in modo da lasciarmi il tempo di realizzare ed inviare il podcast per Radio Francigena (che potete ascoltare qui) ed abbiamo proseguito la nostra tappa. Giunti in prossimità della nostra méta di giornata, ed avendo finito le scorte di acqua, ci siamo avvicinati ad una abitazione il cui proprietario, Pippo Fiore, non ci ha neanche lasciato il tempo di domandare qualcosa da bere ma, al contrario, ha anticipato la nostra richiesta offrendoci acqua e birra!
Mistretta si presentava benissimo! Le birre ci hanno dato quel che cominciava a mancare per farci raggiungere il paese dove siamo stati accolti da Don Michele Giordano, arciprete di Mistretta, e da Domenico Dolce, presidente del comitato dei festeggiamenti a San Sebastiano.
Ultima parte della 1° tappa e chiesa madre di Mistretta
Il nostro arrivo …
La tappa, lunga ed impegnativa a causa del tratto scosceso, ci ha fatto arrivare nel tardo pomeriggio a Mistretta. Siamo stati ospitati nella canonica della parrocchia di Santa Lucia mentre la sera Domenico Dolce ci ha coccolati portandoci a mangiare fuori.
Una bella fetta di carne di produzione locale (buonissima) ed un abbondante tagliere di formaggi e salumi dei Nebrodi ci hanno fatto dimenticare le fatiche della giornata. Quando verrete a percorrere il cammino approfittatene per prendervela comoda. Ciò vi consentirà non solo di gustare la gastronomia locale (che non ha bisogno di presentazioni) ma anche di visitare per bene i luoghi che attraverserete, scoprendo in ciascuno di essi non solo bellezze artistiche ed architettoniche ma anche il cuore delle persone che spesso vi farà vedere oltre gli stereotipi, purtroppo spesso presenti.
Note della giornata …
Una prima tappa importante ed a tratti muscolare del cammino “U viaggiu i San Japucu” che ci ha consentito di iniziare le attività di verifica del tracciato. Abbiamo annotato i punti dove è necessario apportare una modifica al fine di garantire la percorribilità in totale sicurezza. Tutto in linea con gli obiettivi di un cammino apripista.
U viaggiu i San Japucu è cominciato!
Di seguito trovate anche un video della giornata. Buona visione.
Tappa agevole finalmente immersi nella natura. Le campagne del corleonese sono un tripudio di colori!
La partenza
Dopo aver dormito bene al nostro alloggio (B&B da Mercurio) ed aver fatto colazione, ci siamo diretti, seguendo la trasferta, verso il monte Gihuai (monte Rossella). Subito in uscita dal paese una mandria di pecore, sorvegliatissime da 6 o 7 pastori maremmani.
Selfie di inizio tappa
In cammino …
La prima parte della tappa, anche questa ben segnalata, ci condurrà a Portella Sant’Agata lungo una reggia trazzera che sulla destra ci regala una bella vista della vallata con Piana degli Albanesi, l’omonimo lago e, sulla destra, Santa Cristina Gela.
Sullo sfondo Piana degli Albanesi con il suo lago
Mentre percorrevano questa prima tappa il rumore fastidioso di alcuni appassionati di motocross ha disturbato la quiete nella quale eravamo immersi. Li abbiamo lasciati passare ed abbiamo proseguito. Giunti quasi in cima abbiamo incontrato di nuovo Paola e Maurizio, simpaticissimi torinesi che avevamo incontrato ieri sera a cena, innamorati della Sicilia. Subito dopo aver scollinato il monte Rossella, ed aver percorso un breve tratto della SP5, abbiamo imboccato la trazzera sulla destra per attraversare i campi, incontrando anche qualche masseria.
Masseria lungo il cammino
Nonostante sia ancora inverno (almeno in teoria) le temperature ed il sole ingannano anche la natura, e la campagna è un tripudio di colori, dal verde al giallo, che riempie gli occhi e ci tiene compagnia.
La campagna corleonese
Proseguendo la nostra marcia abbiamo incontrato un parco di pannelli solari mentre il Massiccio della Rocca Busambra ci guardava da lontano.
Rocca Busambra sullo sfondo
Il nostro arrivo …
Finalmente giungiamo al Santuario di Tagliavia dove si chiude questo primo weekend sulla Magna Via Francigena. Al Santuario incontriamo di nuovo Paola e Maurizio che invece proseguiranno fino a Corleone. Noi invece proseguiremo penso fra due settimane per un altro weekend che ci porterà da Tagliavia a Prizzi.
Santuario della madonna del Rosario a Tagliavia
Note della giornata …
Tappa bella, resa più semplice dall’averla spezzata a Tagliavia. Ben segnalata. Unica nota negativa quando, in prossimità di Tagliavia, il solito incivile di turno ha pensato bene di creare una piccola discarica abusiva. Ma ci libereremo anche di questi esseri …
Tappa impegnativa ma bella. La vista di Palermo dall’alto, compensa abbondantemente la fatica.
La partenza
Ci siamo ritrovati davanti la Cattedrale di Palermo alle 8:20. Foto di rito e via lungo corso Vittorio Emanuele prima e, superata Porta Nuova, lungo corso Calatafimi.
Un saluto alla cattedrale e via!
In cammino …
La prima tappa, dopo circa 7 km, è Monreale, dove troviamo ad attenderci Marzia Sorrentino, del comitato di Monreale-Altofonte che ci fa anche da guida all’interno del duomo facendoci anche ammirare la Madonna dell’Odigitria, protettrice dei viandanti. Ci dà le ultime indicazioni, il timbro e ci salutiamo, diretti verso Altofonte. Consiglio spassionato: non saltate questa tappa ed anzi, se possibile, dormite a Monreale facendo il prologo da Palermo. Avrete così la possibilità di vedere i tanti monumenti della città ma anche di accorciare la lunga tappa da Palermo a Santa Cristina.
Madonna dell’OdigitriaUn saluto e via!
La strada verso Altofonte attraversa quella che un tempo era la verde Conca d’oro purtroppo oggi cementificata. Ma è una tappa che tempra e comunque, da Monreale in poi, molto ben segnalata.
L’arrivo ad Altofonte ci presenta una ripida salita e, giunti in piazza, ci fermiamo per il pranzo. Lo sguardo dalla piazza corre subito alla salita del Calvario che ci porterà bruscamente in quota.
Salita del Calvario
La salita, con le gambe che hanno già fatto 15 km, è impegnativa ma la vista dall’alto è il giusto premio.
Panorama dall’alto del Calvario
Dopo una pausa per riprendere fiato, ci rimettiamo in marcia diretti verso contrada Rebuttone, quasi per intero lungo la statale, gustando dall’alto il panorama. Giunti in cima cominciamo l’ultimo tratto che ci porterà, dopo una salita sfiancante su sterrato, verso Santa Cristina Gela.
Il nostro arrivo …
La discesa verso Santa Cristina Gela ci regala la bella vista sul lago di Piana che, con il riflesso del sole, può quasi essere scambiato per una nuvola che ha deciso di riposarsi a terra.
Il lago di piana degli albanesi
Le ultime centinaia di metri di portano all’ingresso del paese dove ci accoglie un bel murales.
Murales all’ingresso di Santa Cristina Gela
Andiamo subito al bar a prendere un succo di arancia e poi al B&b per una bella doccia. La giornata si completa con la cena ed, ovviamente, con l’immancabile cannolo.
Note della giornata …
Tappa bella ed impegnativa. La presenza dell’asfalto non ci ha impedito di godere delle tante bellezze architettoniche lungo il percorso e, cosa ancora più importante, del calore delle persone.
Da fattoria Carcaci all’eremo di Santa Rosalia alla Quisquina
Tappa molto impegnativa ma fatica ripagata dal panorama!
La sveglia …
La cena della sera precedente, autogestita presso la fattoria Carcaci (luogo molto bello ed accogliente) ci ha lasciato il buonumore, sebbene il “concerto per tromboni” della notte (al quale ho preso parte attiva) abbia lasciato in molti dei residui di sonno …
Prima di metterci in marcia, una descrizione della storia della fattoria, costruita nel 1918, che presentava anche una particolare pietra usata a quanto pare dalle signore per montare o scendere da cavallo senza essere toccate dall’uomo.
Pietra per far montare e smontare da cavallo le signore
In cammino …
La tappa si presenta lunga ed impegnativa con ben cinque salite, quindi cerchiamo di partire presto. Tagliamo sul versante per imboccare il cammino che sale lungo le pendici del monte Carcaci, lasciandoci entrare nel cuore della riserva. La prima salita ci ha condotto al Marcato delle Lavanche, dove si trova uno splendido rifugio della forestale, purtroppo non fruibile dal pubblico.
Verso il rifugio del Marcato delle Lavanche
Immersi nel verde abbiamo fatto un primo tratto in discesa prima di affrontare un nuovo tratto in salita che ci avrebbe condotto al Borgo Riena, uno dei tanti borghi fantasma residuo della riforma agraria.
Borgo Riena
Fino al Borgo Riena abbiamo percorso un tratto in comune con la Magna Via Francigena e con l’Antica Trasversale Sicula. Proprio al Borgo Riena, l’Itinerarium Rosaliae si divide dagli altri due cammini, che proseguono verso Castronovo di Sicilia, mentre il Cammino si dirige sulla destra per affrontare un’altra salita a tratti ripida ma che offre un fantastico panorama sulle valli circostanti.
Dopo aver attraversato alcuni pascoli, fra mandrie di mucche che ci osservavano incuriosite, abbiamo cominciato la terza delle cinque salite di giornata, passando un tratto in mezzo all’erba alta e dopo aver scollinato, abbiamo pranzato e ci siamo concessi un po’ di meritato riposo.
Quindi ci siamo messi in cammino per affrontare l’ultima parte del cammino. Dopo aver effettuato la discesa ci siamo diretti verso i ruderi del monastero di Santo Stefano di Melia, di fronte al lago Fanaco, dove si dice si ritirasse in meditazione Santa Rosalia.
Lago Fanaco e ruderi del monastero di Santo Stefano di Melia
Il nostro arrivo …
Il passaggio del monastero ha segnato l’avvio della penultima salita, con pendenze importanti e resa dura dal passaggio su sentieri pietrosi che rendevano difficile l’avanzare, oltre al carico di fatica che cominciava a farsi sentire.
Ultime fatiche prima di giungere all’Eremo …
Dopo aver scollinato, abbiamo finalmente avvistato l’Eremo ben visibile all’interno del bosco della Quisquina.
L’Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina
Come per Santiago, il vedere da vicino la meta del cammino provoca forti sensazioni nel pellegrino che vede compiersi il suo sacrificio verso l’agognata meta.
Abbiamo quindi percorso la discesa ed attraversato i campi sottostanti prima di affrontare la salita devozionale verso l’Eremo, attraversando un suggestivo bosco e giungendo a destinazione poco prima del calar della sera. Una stele raffigurante la rosa con i 14 comuni attraversati dall’Itinerarium Rosaliae ha salutato il nostro arrivo.
Stele dell’Itinerarium Rosaliae
Informazioni e suggerimenti
L’Itinerarium Rosaliae ha dato conferma di essere un cammino molto bello e suggestivo, con panorami mozzafiato. A tratti duro ma che merita di essere percorso perché consente di vedere la Sicilia vera. Purtroppo ad oggi, pur presentando un’app che indica il percorso, può essere percorso da camminatori esperti. Un’alternativa può essere costituita dal rivolgersi a delle guide che periodicamente o su richiesta organizzano il cammino. La loro conoscenza dei luoghi e del cammino stesso (che hanno percorso diverse volte) costituiscono una garanzia per quanti vorranno andare “sulle orme della Santuzza” da Quisquina a Palermo o viceversa.
Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi ai seguenti numeri:
339.2009857 Giuseppe Geraci (tutor del Cammino);
328.4297536 Giuseppe Traina (tutor del Cammino);
347.5963469 Giuseppe Adamo (organizzazione e logistica);
Si ritorna a camminare in Sicilia, sulle orme della “Santuzza”
Appuntamento a Palazzo Adriano
Dopo essere tornati dal Cammino Portoghese, ritornare a camminare nella nostra bella Sicilia era un atto dovuto. L’occasione è venuta dall’ultimo weekend organizzato da un gruppo che sta seguendo l’Itinerarium Rosaliae (che abbiamo già percorso lo scorso anno), questa volta seguendo il passaggio da Prizzi invece di scollinare dalla “Montagna delle rose”.
Arrivo a Palazzo Adriano (famosa anche per aver ospitato le riprese di “Nuovo Cinema Paradiso”) con sorpresa per gli organizzatori Giuseppe Geraci e Giuseppe Traina, ai quali non avevamo anticipato la nostra partecipazione.
Accolti ovviamente con sorrisi ed abbracci!
In cammino con Giuseppe Geraci e Giuseppe Traina
In cammino …
Dopo le piogge dei giorni scorsi, una giornata di sole ha salutato la nostra partenza. Discesa da Palazzo Adriano lungo una ripida scala in pietra e cominciamo ad attraversare le campagne circostanti. Prima tappa l’attraversamento del Sosio in un piccolo guado.
Guado del fiume Sosio
Passato il Sosio, rotta verso il paese di Prizzi, su strade sterrate e salite pian piano sempre più ripide fino a quando non giungiamo alle pendici della rocca di Prizzi dove cominciamo una ripida salita che ci avrebbe portato ad una villetta dove abbiamo fatto sosta sia per riposarci che per pranzare.
Panorami sulla strada verso PrizziLa salita verso Prizzi
La sosta è stata rallegrata anche da un brindisi finale a base di Marsala.
Un brindisi ci sta sempre!
Dopo la sosta abbiamo cominciato la discesa che ci avrebbe portato, su una strada in comune con la Magna Via Francigena e con la Trasversale Sicula, verso la Fattoria didattica Carcaci. In uscita da Prizzi alcuni bei murales, uno dei quali ricordava i giudici Falcone, Borsellino e Livatino insieme a Rita Atria.
Murales in uscita da Prizzi
Il nostro arrivo …
Lungo la strada verso la fattoria, a volte con ripida discesa su pietra, alcune mucche al pascolo hanno incrociato i nostri passi. È stata l’occasione per una foto!
Mucche fra Prizzi e Carcaci
Adesso ci attende una cena autogestita alla fattoria … con la certezza che qualche altro brindisi ci sarà!
Vorremmo provare a riassumere qui alcuni feedback che ci stanno venendo in mente sia sul Cammino Portoghese della Costa nello specifico, sia, più in generale, sul cammino.
Feedback sul Cammino Portoghese della Costa
Il cammino della costa è stato molto bello e vario, in quanto ci ha consentito di poter alternare i panorami in maniera molto gradevole con passaggi sul mare (a volte anche in spiaggia), passaggi in vista mare ma più interni rispetto alla Senda Litoral, e passaggi più montani quando ci siamo ricongiunti con il cammino centrale a Redondela.
Mix di panorami lungo il Cammino Portoghese della Costa
Differenze con la Senda Litoral
Pur condividendo le tappe di inizio e fine, il cammino della Costa si differenzia rispetto alla Senda Litoral sia perché è segnalato meglio sia perché in diversi tratti la Senda risulta ancora in costruzione. Una nostra amica, subito dopo il lungomare di Esposende ha tirato dritto seguendo le passarelle e ad un certo punto si è persa ritrovandosi costretta a rientrare a Belinho lungo il cammino della Costa. Valutate quindi bene quali tappe seguire della Senda. Stessa considerazione valga per l’attraversamento di fiumi (vedi il Rio Neiva) che non è detto sia fattibile lungo la Senda costringendo alla deviazione per cercare un ponte.
La Senda risulta comunque utile in diversi casi, ad esempio se doveste incappare in una giornata di pioggia e voleste evitare un tratto più alto, o semplicemente per alternare il paesaggio. Noi da Pedra Rubia ad A Ramallosa e da A Ramallosa a Vigo abbiamo seguito la Senda che, fra l’altro, ci ha consentito di passare per Baiona.
Il passaggio da Portogallo a Spagna
Mentre lungo il Portoghese centrale il passaggio del confine avviene lungo il ponte che porta a Tui, per la Senda Litoral e per il Cammino della Costa il passaggio del confine avviene sul fiume Minho. Qui potete scegliere fra il passaggio in traghetto (trovate gli orari su https://www.turismoaguarda.es/horarios-ferry/) pagando un biglietto ridotto di 1.50€, oppure usando una barca privata (al bar dell’imbarcadero trovate le informazioni sul “Taxi Mar”) che con 5€ a pellegrino vi porterà molto più rapidamente del traghetto in Spagna,
ATTENZIONE!!! Gli orari del traghetto sono con l’orario SPAGNOLO, quindi per sapere l’ora esatta di partenza dal Portogallo dovete togliere un’ora dagli orari pubblicati con partenza da Caminha.
Caminha vista dalla Spagna, ancora avvolta nella nebbia
Altra cosa importante è che appena sbarcate in Spagna trovate un mojon che vi indica di andare a sinistra. Questo è un po’ fuorviante in quanto andando a sinistra aggirerete il Monte Tecla seguendo la Senda Litoral ed arriverete ad A Guarda facendo molta più strada. Se invece andate dritti seguirete la strada che in un paio di Km, con una leggera salita, vi porterà ad A Guarda. Scegliete voi in funzione di come vi sentite e del tempo che avete a disposizione.
Indicazioni poste di fronte l’imbarcadero in Spagna
Feedback generali sul cammino
Il vantaggio di mantenersi umili è quello che trovi sempre da imparare qualcosa. Anche questa volta, nonostante non siamo più ai primi cammini, è stato così, quindi vorremmo condividere qualche suggerimento per l’attrezzatura.
Camel bag
Mai più senza! Per la prima volta abbiamo voluto utilizzare la “Camel bag” ed onestamente ci siamo chiesti come abbiamo potuto farne a meno fino ad ora. I vantaggi sono tanti a cominciare dal miglior bilanciamento dello zaino, dal momento che viene posta aderente la schiena. L’acqua inoltre si mantiene comunque più fresca perché non viene esposta direttamente al sole ma, e questo è il vantaggio più grande, potete bere con una certa costanza senza dovervi togliere lo zaino o fare movimenti strani per prendere le bottiglie. Noi abbiamo usato quelle da 2L comprate da Decathlon. Dovessimo ricomprarle oggi prenderemmo quelle da 3L che possono essere più utili in tappe calde (altrimenti potete riempirle con solo 2 litri che saranno in genere sufficienti).
Sandali da trekking
Li abbiamo sempre portati con noi ma questa volta si sono rivelati indispensabili per Isabella come alternativa alle scarpe che, stranamente, questa volta le hanno causato problemi. Se volete evitare di portare sia le ciabattine per la doccia che i sandali, senza dubbio optate per questi ultimi, che potrete così usare sia come dopo doccia che per camminare la sera e lasciar respirare i piedi o, come già detto, come alternativa alle scarpe.
Spedizione zaino
Per chi dovesse avere problemi di schiena o comunque impedimenti per portare con sé lo zaino il servizio funziona bene. Le ultime tre tappe abbiamo spedito lo zaino di Isabella perché si è danneggiato (difetto strutturale del Forclaz 50 da donna evidentemente, visto che è la seconda volta che succede) e premeva fra le scapole quindi abbiamo spedito il suo zaino mentre il mio ha continuato a viaggiare con me. Il servizio che abbiamo usato era il “Paq Mochila” delle poste spagnole e non hanno sbagliato un colpo trovando sempre lo zaino al nostro arrivo. C’erano anche altri servizi dei quali vi daremo notizia. Per questo abbiamo sempre fatto la prenotazione del ritiro via email con conferma nel giro di pochi minuti.