Con questo termine viene indicata simpaticamente dai pellegrini quella sindrome che si impossessa del pellegrino e che lo spinge a ripartire. Generalmente si comincia a pensare al cammino successivo fin da quando si giunge a Santiago! |
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Potremmo dire che la scoperta (in alcuni casi la riscoperta) di un modo diverso di vivere le proprie giornate, più lentamente, a contatto con la natura e con altre persone ma senza l’affanno del tempo, costituisce un richiamo quasi irresistibile, benché le giornate comportino la fatica del camminare e del vivere con l’essenziale che ci si porta appresso. Chi ha sperimentato il cammino fatica a distaccarsene, diversamente da ciò che succede quando si va “in vacanza” e dopo un certo tempo si sente quasi la voglia di tornare alla vita “normale”.
In fin dei conti la Santiaghite è l’unico vero “pericolo” che si corre, perché si rischia di cominciare a vivere in funzione del cammino successivo.
La “lezione” vera del cammino consiste nel riportare nella vita di tutti giorni ciò che si è riscoperto in cammino. Non ci si preoccupa più né di essere giudicati né di giudicare gli altri. Si apprezzano i regali che il tempo ci da ad ogni passo, in ogni istante e, soprattutto, si riscopre sé stessi.
Spesso si sente dire che “il Cammino ti cambia la vita”. Ovviamente il cammino non risolve i problemi ma ti porta a vivere e ad osservare gli eventi della vita in modo differente e quindi, in tal senso, rende probabilmente vera questa affermazione.
Il consiglio che possiamo darvi è di vivere questa esperienza staccando completamente dalla vita di tutti i giorni cui siete abituati. Cominciate con il mettere il telefonino in “modalità aereo”. Utilizzatelo solo per scattare foto e video. Parlate con le persone che incontrerete in cammino. Non giudicate chi vi troverete davanti e non preoccupatevi del giudizio altrui. Immergetevi totalmente in questa nuova esperienza, osservando ciò che la natura ha da regalarvi. Fatelo e vedrete che la Santiaghite colpirà anche voi inesorabilmente …