La scala ed il sacello di San Giacomo a Capizzi

 

La scala ed il sacello di San Giacomo a Capizzi

Completati i lavori a Capizzi (ME) per il sacello di San Giacomo e per la scala che consente l’abbraccio al Santo.

Capizzi ritorna ad essere méta di pellegrinaggio

Chi ha avuto modo di incontrare il popolo capitino conosce bene l’indomabilità del loro carattere, che rende onore al fatto che San Giacomo e San Giovanni fossero appellati Boanerghes (“figli del tuono” in aramaico).

Neanche la pandemia è stata in grado di fermare i propositi dei fedeli che hanno visto concludere, nelle passate settimane, i lavori per due opere di architettura religiosa moderna: il sacello di San Giacomo e la scala per poter fare il tradizionale abbraccio al santo al termine del pellegrinaggio.

Il sacello di San Giacomo

Il Progetto del Sacello di San Giacomo della Parrocchia dei Santi Nicolò e Giacomo ha inizio nel 2020 in periodo di piena pandemia, quando la città trovandosi in zona rossa decide di affidarsi totalmente al Protettore San Giacomo Maggiore. In memoria di questi due anni di emergenza erige un “Sacrario” in cui custodire le Sacre Reliquie dell’apostolo con le offerte della popolazione.

La progettazione

Al giovane Architetto Luciano Marino è affidato l’arduo compito della progettazione e della gestione delle manovalanze per dare alla comunità un’opera degna del Santuario di San Giacomo, meta di pellegrini da tutta la Sicilia.

Santuario di San Giacomo a Capizzi
L’altare prima dell’inizio dei lavori (chiesa di San Giacomo Maggiore a Capizzi)

L’architetto pensa ad un Sacello con una porta Santa sulla falsa riga della porta del paradiso del battistero fiorentino; essa sarà costituita da formelle che raccontino il legame tra la comunità e il protettore sfociando in immagini che rimarranno alla storia.

Per far ciò si appoggia ad uno dei carrettisti più famosi di Sicilia, Giuseppe Lanzafame, il quale riesce a creare l’impossibile con il legno, rispettando fedelmente i disegni del progettista.

Bozzetto del nuovo sacello ligneo
Dall’idea al progetto

Le sculture che coronano il Sacrario sono in legno di tiglio. Al centro lo stemma principale con i simboli del Santo, a destra e sinistra gli stemmi dell’arciprete Don Antonio Cipriano e del Vescovo di Patti, Sua Eccellenza Mons. Guglielmo Giombanco. Particolare da notare è che vicino allo stemma dell’arciprete si può scrutare un burattino di legno, firma del progettista stesso.

Gli stemmi sono  legati da festoni floreali composti da il giglio di San Giacomo, ginestre (fiori locali diffusi a Capizzi nel periodo tra giugno e luglio, mese della festivitò del’apostolo) e melograni, simbolo del sacrificio e del martirio.

La porta è ornata da stelle ottagonali e conchiglie, per ricordare che li dietro sono custodite le spoglie mortali di “Santiago de Compostela” il pellegrino.

La realizzazione

Le otto formelle sono rispettivamente:

  1. La consegna del vessillo Aragonese dall’autorità Civile all’Autorità religiosa
  2. Il cappello di San Giacomo al Morente, antica tradizione Capitina
  3. L’arrivo delle reliquie a Capizzi
  4. Il rito dei “miracoli”, l’abbattimento del muro
  5. L’allegoria dell’arcipretura capitina
  6. San Giacomo che benedice i pellegrini verso Santiago e verso Capizzi
  7. L’ostensione del Simulacro in Pandemia
  8. La costruzione dello stesso sacello in presenza del progettista, il padre (ebanista del sacello) e l’arciprete.
La struttura viene ricostruita
Iniziano i lavori. La struttura con il nuovo gradone in basso

Con pazienza, fede e devozione, i lavori procedono fino al loro completamento che restituisce ai fedeli ed ai turisti la chiesa abbellita da quest’opera d’arte religiosa moderna.

La scala

L’avvenuto gemellaggio con il cammino di Santiago e l’affiliazione con la cattedrale della capitale giacobea non potevano rimanere fatti isolati.

Il sacello viene, quindi, completato con una scala posteriore che possa consentire ai pellegrini di svolgere il tradizionale abbraccio al santo.

Il progetto della scala, realizzata con tecniche tradizionali, prevede alcuni elementi simbolici che ne arricchiscono la valenza religiosa ma, al tempo stesso, legata alla vita di questa perla dei Nebrodi.

La balaustra è realizzata in ferro battuto, come rose che si inerpicano verso il santo.

Le colonne che affiancano la scala, rappresentano Teodosio ed Attanasio, discepoli del santo.

Al di sopra dei due capitelli vengono poste le prime due pietre cadute dal muro dei miracoli il 26 luglio del 2022; queste due pietre, raccolte dall’arciprete Don Antonio Cipriano e da sua eccellenza Mons. Andrea Ripa, sono state collocate nel santuario in ricordo del nefasto periodo che ha colpito la comunità.

La scala che porta all’abbraccio con il santo. Ai lati le colonne che simboleggiano Teodoro ed Attanasio.

L’abbraccio al santo

L’abbraccio al santo è uno dei riti di fine cammino che i pellegrini effettuano sia a Santiago che a Capizzi.

Il pellegrino si rivolge al santo sussurrando “raccomandami a Dio, amico mio” completando così il suo percorso devozionale.

Aurea Jacopea, Duppiu piddirinu ed Indulgenza plenaria

Il pellegrino che giungerà lungo una delle vie di pellegrinaggio a Capizzi, riceverà l’Aurea Jacopea, l’equivalente della Compostela.

Inoltre, chi porterà con sé la credenziale di Santiago, attestando così di aver percorso entrambi i cammini, riceverà anche il Duppiu piddirinu (doppio pellegrino), un certificato scritto in siciliano ed in spagnolo, che attesta l’aver effettuato la doppia percorrenza.

Infine, di recente il Santo Padre ha concesso l’indulgenza plenaria al Santuario di San Giacomo Maggiore in Capizzi, così come già avveniva nel medioevo.

Riferimenti

Maggiori informazioni possono essere chieste alla segreteria del santuario.

Le Vie dei Tesori – Alcamo – Monte Bonifato

 

Le Vie dei Tesori – Alcamo

Passeggiata a Monte Bonifato

Le Vie dei Tesori

La manifestazione “Le Vie dei Tesori” è il più grande progetto siciliano di promozione culturale, gestito dall’omonima fondazione.

Nato nel 2006 a Palermo e progressivamente allargatosi nei principali centri siciliani, da quest’anno vede arricchire il proprio carnet di appuntamenti con la ricca dotazione della Città di Alcamo.

L’importante centro della provincia di Trapani, famoso per aver dato i natali a Cielo d’Alcamo autore del celeberrimo contrasto Rosa fresca aulentissima, porta in dote diverse perle del suo nutrito patrimonio culturale ed artistico e naturalistico.

Per chi, come noi, è appassionato di trekking, l’aver inserito nel programma anche una passeggiata sul Monte Bonifato costituiva una occasione da non perdere!

La Riserva Naturale Orientata del Monte Bonifato

Istituita nel 1984 e gestita dalla Provincia Regionale di Trapani, la riserva occupa la sommità del monte Bonifato dove si trovano i resti dell’antica Longuro che costituisce probabilmente il primo insediamento dell’attuale città di Alcamo che sorge oggi ai piedi del monte.

In epoca romana gli abitanti di Longuro cominciarono a popolare le falde del monte, nella città di Longarico; sotto la dominazione araba il centro divenne Al-qamah.

La riserva costituisce oggi un polmone verde estremamente importante per la città e, benché sia, purtroppo, spesso  aggredita dagli incendi, mantiene il suo fascino per gli appassionati e non, offrendo anche una spettacolare vista a 360°.

A nord la vista sul golfo, ad est ed ovest una vista a cavallo fra le due province di Trapani e Palermo, ed a Sud, soprattutto nelle giornate di cielo limpido, lo sguardo può spaziare fino al mare di Selinunte coprendo così anche la vista sul Canale di Sicilia.

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Uno splendido scorcio del golfo fra gli alberi

La passeggiata

La passeggiata ha inizio nel piazzale antistante La funtanazza (La fontana), il vecchio hotel ora sede di uffici del Libero Consorzio, per poi dirigersi sul retro dove si trovano i resti di una antica cisterna d’acqua che alimentava, insieme ad altre cisterne e ad una fitta rete di tubazioni, il centro abitato. 

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I resti imponenti della vecchia cisterna

Si prosegue quindi sul sentiero della Panoramica est per giungere, tramite un bel sentiero sterrato, alla zona panoramica che consente allo sguardo di spaziare sul golfo di Castellammare giungendo a vedere fino a Rocca Busambra, nel corleonese.

Continuando, sempre in salita, si giunge all’area archeologica dove è possibile vedere i resti dell’abitato e delle vecchie mura, prima di giungere ai piedi della salita che porta i fedeli alcamesi, verso il santuario mariano della Madonna dell’Alto, tradizionalmente percorsa l’otto settembre, ma oggetto di pellegrinaggio tutto l’anno.

Il tratto in salita consente di raggiungere, a quota 825 m s.l.m. il santuario ed il vecchio castello dei Ventimiglia,  del quale rimane la torre maestra.

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La torre maestra del castello dei Ventimiglia

 

La passeggiata, guidata oggi dalla guida dell’Archeoclub di Alcamo, la dott.ssa Antonella Stellino, si conclude con la discesa verso il luogo di partenza. La riserva ospita numerosi altri sentieri fra i quali il sentiero di San Nicola, il sentiero delle orchidee, ed il sentiero degli innamorati.

Il percorso della passeggiata

 

Il percorso è fruibile in autonomia tutto l’anno ma farlo con una guida esperta dei luoghi consente di conoscere la storia dei luoghi ed avere informazioni sulla flora e la fauna del luogo. Una esperienza da fare che potrà concludersi, in città, con l’inevitabile assaggio dei dolci tipici con la ricotta che vi consentiranno di recuperare rapidamente le energie!